Lo screening, volontario e gratuito, ha come finalità l’identificazione del cosiddetto sommerso e consente non solo di guarire la malattia ma di prevenire l’evoluzione in cancro al fegato
Ha preso il via mercoledì 15 dicembre lo “Screening HCV”, un innovativo progetto di disease awareness, prevenzionee screening dell’epatite C, dedicato alle persone ricoverate nell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti. L’attività, realizzata in sinergia fra la Direzione Generale e la Direzione Sanitaria del nosocomio, con il coordinamento scientifico del Dott. Franco Mastroianni e della Dott.ssa Grazia Bellanova nonché col contributo non condizionante di Gilead Sciences, riguarderà tutti i pazienti ricoverati al di sopra dei 60 anni. Tramite un project manager verrà loro proposto uno screening volontario, gratuito ed integrativo a quello già in atto con l’ospedale, utile per individuare gli anticorpi del virus dell’Epatite C. In caso di positività all’anticorpo, l’utente riceverà uno specifico referto e sarà poi accompagnato da una lettere di Disease Awareness, con indirizzamento all’attenzione dell’Epatologo della struttura.
«Lo screening per l’epatite C», spiega il dottor Mastroianni, «ha come finalità quello di identificare il cosiddetto sommerso, cioè soggetti che non sanno di essere ammalati e per i quali un adeguato programma di diagnosi precoce e di terapia, che oggi è eradicante, consente non solo di guarire dalla malattia, ma anche di prevenire o meglio di evitare la temibile evoluzione in cancro del fegato, purtroppo correlato all’infezione da virus C».
Il virus dell’epatite C (HCV) è infatti una delle principali cause di morbilità e mortalità correlate al fegato. La disponibilità di una cura ad alta efficacia ha cambiato radicalmente la prognosi e il destino individuale di migliaia di pazienti. L’Italia, grazie alle politiche di accesso al trattamento introdotte dall’AIFA, raggiungerà l’obiettivo dell’OMS della riduzione del 65% della mortalità HCV correlata nel 2022 e, secondo le ultime analisi condotte dal Center Disease Analysis (Usa), si colloca tra i 12 Paesi avviati positivamente verso il traguardo dell’Oms dell’eliminazione dell’infezione da HCV entro il 2030, a patto di mantenere alto il numero degli individui trattati.
Nonostante le Regioni stiano attuando quanto previsto dal Piano Nazionale per la prevenzione delle Epatiti Virali da virus B e C e quanto previsto dalla Normativa vigente, si rende necessario procedere ad una revisione degli obiettivi e ad un rafforzamento delle attività. Tra gli obiettivi individuati emerge la necessità di rafforzare la sorveglianza delle Epatiti virali e nello specifico la sorveglianza dell’Epatite C, di aumentare la sensibilizzazione della popolazione e la formazione degli operatori sanitari, di aumentare le abilità preventive dei giovani e dei soggetti a rischio.
Oggi uno dei principali ostacoli all’eliminazione di questa patologia è proprio il gran numero di persone che vivono per anni con l’epatite, inconsapevoli di esserne affetti, definito come il cosiddetto sommerso. Quest’ultimo è rappresentato da persone di età compresa tra i 45 e i 60 anni, e in particolare se siano state sottoposte in passato ad interventi chirurgici, trasfusioni, tatuaggi, specifiche comorbidità, trasmissione iatrogena, ecc.
Riuscire a diagnosticare l’infezione nelle persone inconsapevoli è oggi la sfida principale nella lotta all’epatite. Per poter rilevare la presenza del virus dell’epatite basta un semplice test, la diagnosi precoce può salvare diverse vite.
Lo screening per l’indagine diagnostica tesa ad identificare una malattia in una popolazione bersaglio si basa su necessari e chiari requisiti. I requisiti definiti dalla OMS sono:
• elevata prevalenza della malattia oggetto di screening;
• conoscenza solida della storia naturale della malattia la quale deve avere un periodo latente “preclinico”, che permette la diagnosi precoce;
• la disponibilità di un test diagnostico sensibile, specifico, riproducibile, virtualmente esente da complicanze, conveniente e accettabile dalla popolazione bersaglio;
• efficacia del trattamento di pazienti precocemente diagnosticati, capace di modificare la progressione della malattia riducendo i tassi di morbilità e mortalità;
• efficienza del programma di screening in termini di costi/benefici.
Nell’ultimo decennio si sono consolidate conoscenze rispetto alla storia naturale ed al trattamento dell’HCV che dimostrano inequivocabilmente il vantaggio dello screening e conseguente trattamento precoce dell’infezione cronica HCV.