Si chiama termoablazione e serve a curare l’ipertrofia prostatica benigna e alcuni tumori. Un’altra “arma” a disposizione di un reparto che nel 2022 ha garantito 700 interventi chirurgici, quasi 600 biopsie prostatiche e 1500 cistoscopi
Una tecnica laser per trattare le patologie benigne della prostata e alcune neoplasie della prostata e del rene. Si chiama PTLA, acronimo inglese di Transperineal-Prostate-Laser-Ablation, la nuova tecnica chirurgica mininvasiva per il trattamento dei disturbi secondari all’ipertrofia prostatica benigna, una patologia che colpisce la ghiandola prostatica che ingrandendosi comprime l’uretra inficiandone la normale funzionalità, appena entrata a far parte della dotazione dell’Unità operativa complessa di Urologia dell’Ospedale “Di Venere”, diretta dal dr. Vito Ricapito. La consegna ufficiale dell’apparecchiatura è avvenuta stamane, alla presenza del Direttore generale Antonio Sanguedolce, del direttore medico di presidio Vincenzo Fortunato e dell’équipe di Urologia.
La termoablazione avviene attraverso il posizionamento intraprostatico ed ecoguidato di sottili aghi per via transperineale, grazie ai quali è possibile introdurre sonde laser a bassa potenza (solo tre watt) che hanno lo scopo eliminare, sfruttando il calore, il tessuto prostatico responsabile dell’ostruzione della via urinaria bassa.
«La ASL Bari – commenta il Direttore generale della Asl Bari, Antonio Sanguedolce – con questo nuovo laser mette a disposizione dei suoi specialisti le più avanzate apparecchiature reperibili sul mercato, con indubbi benefici per i pazienti. La tecnologia innovativa e le competenze specifiche nell’impiego di tecniche mininvasive da parte dell’équipe, in campo urologico come in altri settori, sono una garanzia assoluta per i pazienti, ai quali non solo assicuriamo una corretta terapia, ma facciamo in modo che sia anche la migliore possibile».
La tecnica della termoablazione, infatti, rappresenta una frontiera innovativa nel trattamento di una patologia molto diffusa nella popolazione adulta e anziana in quanto, pur aggiungendosi alle altre mininvasive già utilizzate, è l’unica che non prevede un accesso transuretrale preservandone così l’integrità funzionale. Una nuova possibilità terapeutica, in ogni caso, a disposizione di un reparto dotato di 10 posti letto che, nel 2022, ha garantito un volume di attività di 800 ricoveri, con 700 interventi chirurgici tra elezione ed urgenze, quasi 600 biopsie prostatiche e 1500 cistoscopie.
«La procedura laser – spiega il dr. Ricapito – può essere effettuata in anestesia spinale o locale e ha una durata di circa un’ora con bassi rischi di sanguinamento, di incontinenza urinaria e di complicanze quali le stenosi uretrali. Questo la rende particolarmente indicata in quei pazienti che presentano alti rischi chirurgici e o di sanguinamento intra e postoperatorio e che, pertanto, non sarebbero idonei ad un trattamento chirurgico». «Altro dato fondamentale – sottolinea il direttore di Urologia – è I’alta percentuale di preservazione delle funzionalità dell’organo, che rende la metodica particolarmente fruibile in tutte le categorie di pazienti, anche nella popolazione giovane».
I campi di applicazione dell’ablazione con laser possono estendersi, inoltre, al trattamento focale delle neoplasie della prostata e del rene, consentendo di aggredire in modo mirato ed efficace le piccole masse tumorali e, nello stesso tempo, di preservare l’integrità dell’organo trattato. «Grazie all’impegno dell’azienda sanitaria – rimarca ancora il dr. Ricapito – oggi a disposizione dei sanitari e dei pazienti c’è un alleato in più, forte, promettente, in grado di affiancare e arricchire l’armamentario terapeutico già a disposizione, che coniuga la minore invasività alla dimostrata efficacia terapeutica, affermandosi come una tecnica poliedrica e adattabile ad ogni tipologia di paziente cui si garantisce in ogni caso un trattamento alternativo, a basso rischio sia in termini chirurgici che di effetti secondari, e altamente efficace».