Nota firmata dal dott. Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri’ della Città Metropolitana di Bari.
“La rottura del tavolo sindacale tra la Regione Puglia e i rappresentanti dei Medici di Famiglia è una pessima notizia. I medici di medicina generale protestano per le difficili condizioni di lavoro e i carichi di lavoro abnormi a cui sono costretti a causa di un modello organizzativo della medicina territoriale obsoleto, quello del medico condotto. Un modello che risale a un secolo fa e che oggi non è più adeguato a rispondere ai bisogni di salute della popolazione.
La solitudine del medico di famiglia ha fatto esplodere nel periodo Covid tutte le contraddizioni che un tale modello comporta.La FIMMG ha stimato infatti 14.000 accessi all’anno dei cittadini per singolo medico di medicina generale, senza contare i contatti telefonici, i messaggi via whatsapp, le mail… La protesta dei medici di medicina generale nasce quindi da uno stato di profondo disagio che provoca una lesione della dignità professionale in un sistema in cui il ruolo dei medici di assistenza primaria, così come quelli di emergenza territoriale e di Continuità Assistenziale, è cruciale per assicurare l’equità nell’accesso alle cure.I medici chiedono alla Regione misure e modelli organizzativi che rispettino la loro dignità professionale e garantiscano il tempo necessario per svolgere la loro professione. Infatti, i carichi burocratici e di lavoro erodono oggi gran parte del tempo che dovrebbero poter dedicare alla cura dei propri assistiti.
Le lunghe liste di attesa, la facilità di accesso al medico di famiglia nonché il rapporto di fiducia che si crea tra medico e assistito portano il sanitario a svolgere funzioni che vanno ben al di là del proprio ruolo. Il medico di medicina generale così diventa anche lo specialista, lo psicologo, l’infermiere, l’ostetrico, riassumendo in sé tutte quelle prestazioni che il cittadino si vede negare o rinviare nel tempo.
Come Presidente di Ordine mi permetto di intervenire sul tema perché quella dei medici di medicina generale non è una rivendicazione sindacale, ma una protesta che vuole ridare dignità a una figura professionale che svolge una funzione delicatissima nel sistema sanitario. Garantisce infatti al cittadino diritti che solo le competenze, l’autonomia e la responsabilità dei medici possono realmente assicurare. La rottura delle trattative rischia di accendere una battaglia di civiltà di cui probabilmente non si sentiva il bisogno e che, dopo 45 anni di SSN, non sembrava possibile. Credo che la società civile e le forze politiche dovrebbero riflettere sull’arretramento dei diritti dei lavoratori che stanno provocando manifestazioni di piazza per rivendicare quella dignità lesa dal mancato rispetto delle proprie prerogative professionali. Invito quindi il Governo regionale a riaprire il dialogo con i medici che, grazie alle loro competenze, operano nel servizio sanitario nazionale per assicurare quei diritti che la Costituzione ha messo a fondamento della Repubblica.
Mi auguro che il Presidente Michele Emiliano colga questa sollecitazione e convochi al più presto le OO.SS. per ricercare quel giusto equilibrio capace da una parte di garantire la piena funzionalità del sistema e dall’altra di ridare dignità ai professionisti che vi operano”.