Finora coinvolti circa 600 dipendenti di una decina di imprese dell’area metropolitana e del nord barese
Una goccia di sangue prelevata dal dito e l’analisi di alcuni parametri come colesterolo, glicemia, sesso, insieme alla valutazione dell’età e delle abitudini di vita, permettono di calcolare il rischio di andare incontro ad una patologia cardiovascolare come ictus o infarto in dieci anni, e sulla base dei risultati, è possibile fare prevenzione o intraprendere una terapia. Sono già circa 600 i lavoratori di una decina di aziende dell’area metropolitana di Bari e di alcuni comuni del nord barese ad essere stati coinvolti in uno screening per promuovere la salute nei luoghi di lavoro promosso dal Dipartimento di prevenzione della ASL di Bari, tramite i servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (SPESAL).
“Le patologie cardiovascolari – ha spiegato Fulvio Longo, direttore del Dipartimento di prevenzione della ASL – sono le prime cause di morte, sulle quali incidono stili di vita e abitudini scorrette, abuso di alcol o fumo. Siamo intervenuti entrando nelle aziende e abbiamo sottoposto i lavoratori ad una serie di test per analizzare una serie di parametri che entrano in gioco nelle cause di patologie cardiovascolari. Dall’analisi di questi parametri – ha aggiunto Longo – deriva un profilo di rischio su cui fare una classificazione e intervenire coinvolgendo direttamente i medici competenti o i medici di famiglia per quei lavoratori che hanno bisogno di una maggiore presa in carico da un punto di vista assistenziale”.
In ottemperanza a quanto previsto dal Piano regionale della prevenzione 2021-2025, una popolazione di lavoratori, di entrambi i sessi, di età compresa tra i 40-69 anni senza precedenti eventi cardiovascolari, è stata arruolata nel progetto che si ispira al “Progetto cuore” dell’Istituto Superiore di Sanità. Attraverso il rilevamento di alcuni parametri (sesso, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia, presenza di patologia diabetica,) si può stimare la probabilità di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, di individuare diverse categorie di rischio (basso, medio, alto) e, sulla base della categoria di appartenenza, di strutturare interventi mirati di promozione della salute, anche attraverso l’attività trasversale degli altri servizi afferenti al Dipartimento di prevenzione. Agendo, infatti, su alcuni fattori di rischio, cosiddetti modificabili e sostanzialmente legati allo stile di vita (fumo, alcol, alimentazione e attività fisica), è possibile ridurre sensibilmente il rischio cardiovascolare.
Allo stato attuale sono stati coinvolti complessivamente 581 lavoratori dell’area metropolitana e dell’area nord, per ciascuno dei quali, è stata individuata la classe di rischio cardiovascolare di appartenenza. A seguire sono state compilate, per ciascuna azienda, relazioni conclusive, con dati anonimi collettivi e fasce di rischio cardiovascolare, sono stati redatti e consegnati opuscoli informativi sulla promozione della salute cardiovascolare, proposti interventi collettivi sempre sulla promozione della salute e di counseling nutrizionale e, in qualche caso, effettuati interventi mirati con contatto diretto con il medico competente e con il medico di Medicina Generale. Il Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’area nord, in fase di strutturazione del progetto, si è già avvalso della collaborazione del Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione (SIAN) prevedendo, per i soggetti appartenenti alla categoria di rischio elevato, la possibilità di accedere ad un counseling nutrizionale presso gli ambulatori di prevenzione nutrizionale e educazione alimentare SIAN di Altamura e Molfetta.
Il progetto proseguirà anche nel 2025 e, nello spirito “equity” che connota il piano regionale della prevenzione, sarà indirizzato a fasce di lavoratori afferenti al settore delle piccole medie imprese.