Dopo l’ospedale di Monopoli, anche Putignano potenzia l’assistenza sanitaria: esami endoscopici su cinque giorni, raddoppio della strumentazione. E dal 1° settembre in arrivo la diagnostica di secondo livello per lo screening del carcinoma del colon retto
Più prestazioni sanitarie e maggiore prevenzione oncologica nel Sud Est Barese. L’unità operativa di Screening Carcinoma Colon Retto ed Endoscopia Digestiva (SCRED) ha potenziato le sue attività anche nell’Ospedale di Putignano garantendo, dal 1° giugno scorso, esami endoscopici per le patologie gastriche e del colon per cinque giorni alla settimana. Dal prossimo 1° luglio, inoltre, è in agenda un ulteriore rafforzamento, grazie al raddoppio della dotazione strumentale che consentirà agli specialisti di poter impiegare una colonna endoscopica dotata di due gastroscopi e due colonscopi. «Siamo impegnati in un rafforzamento complessivo delle nostre attività in questa area – spiega il dott. Alessandro Azzarone, responsabile della U.O.S.V.D. Screening CCR Endoscopia Digestiva (SCRED) della ASL Bari – sia dal punto di vista organizzativo sia dal punto di vista clinico. A breve, è in programma anche l’arrivo del terzo gastroscopio e del terzo colonscopio, per cui la struttura di Putignano potrà ampliare ancora l’offerta e abbattere considerevolmente le liste d’attesa».
Una strategia che riguarda anche le attività di screening del carcinoma del colon retto, in particolare per la diagnostica di secondo livello. «Da settembre – conferma Azzarone – Putignano diventerà il quinto centro della rete ASL Bari, dopo Di Venere, San Paolo, Altamura e Monopoli, ad assicurare la possibilità di completare il circuito dello screening del colon retto con gli approfondimenti diagnostici di secondo livello». Un obiettivo importante, a fronte di un’estensione degli inviti al programma di screening preventivo che nel 2023 ha superato la soglia del 100 per cento. Con un vantaggio tangibile per la comunità, dato che sarà possibile effettuare colonscopie diagnostiche ed operative nell’Ospedale cittadino, e un ulteriore traguardo da raggiungere: aumentare l’adesione della popolazione alla campagna di screening, fondamentale per la diagnosi e la cura precoce del tumore del colon e del retto, il terzo più frequentemente diagnosticato negli uomini e il secondo nelle donne.
Come funziona lo screening del colon retto
Lo sviluppo di un tumore del colon retto è quasi sempre preceduto dalla comparsa di lesioni benigne dell’intestino che, se opportunamente rimosse, impediscono lo svilupparsi della neoplasia maligna. Molto spesso il tumore non dà alcun disturbo per anni. Uno dei segni precoci della presenza di un polipo o di un tumore del colon retto, anche nelle sue prime fasi di sviluppo, è il sanguinamento non visibile ad occhio nudo.
Il programma di screening ha l’obiettivo di favorire la diagnosi precoce di lesioni pretumorali o di tumori per ridurre la mortalità e nel contempo accrescere le possibilità di cura e guarigione. Lo screening per la prevenzione del tumore del colon retto si rivolge a tutte le donne e a tutti gli uomini dai 50 ai 69 anni e prevede l’esecuzione, ogni due anni, di un test per la ricerca di sangue occulto nelle feci. Il materiale necessario per il test (“il kit”) può essere ritirato nella farmacia più vicina. Se il test è negativo, il risultato viene inviato a casa. Se il test è positivo, la ASL invita ad eseguire esami di approfondimento. Un test positivo non indica necessariamente la presenza di un tumore o di una lesione pretumorale, ma suggerisce fortemente l’esecuzione di un esame di secondo livello quale la colonscopia.
La colonscopia può essere eseguita in regime ambulatoriale, in sedazione cosciente previa adeguata preparazione. L’esame endoscopico ha la possibilità di fare diagnosi accurata e, contestualmente, asportare, ove presenti, quelle lesioni precancerose (polipi ed adenomi) che, se lasciate in sede, potrebbero dare origine al cancro.