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Violenza sulle donne. A Bari ASL, Questura e Comune uniti attorno alla “panchina rossa”, simbolo dell’impegno condiviso sul territorio

Il fenomeno della violenza in aumento nei contesti famigliari anche nella città metropolitana di Bari.  Oltre 1100 richieste di aiuto ogni anno.  

Uniti per dire “no” alla violenza sulle donne, attorno alla “panchina rossa” come simbolo dell’impegno condiviso sul territorio e della sensibilizzazione nei confronti della comunità. Così ASL Bari, Questura e Comune hanno posto l’attenzione sul fenomeno dei femminicidi, in vista del 25 novembre, data in cui ricorre la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne.  

Un  momento di silenzio in ricordo delle donne vittime di violenza accompagnato soltanto dal suono di una tromba sulle note del “Silenzio fuori ordinanza”, ha preceduto l’inizio dell’ evento “La panchina rossa”, che si è svolto oggi nella sede dell’ex CTO, promosso dal Comitato unico di garanzia della ASL. Alla giornata hanno partecipato il direttore amministrativo della ASL di Bari, Luigi Fruscio, il Questore di Bari, dott. Giovanni Signer, l’assessora al Welfare del Comune, Francesca Bottalico, Stella Sanseverino, consigliera di Parità Città Metropolitana di Bari, Morena Ragone, presidentessa del Cug Regione Puglia e la presidentessa del Cug ASL Bari, Lorenzina Maria Proscia.  

Il questore ha confermato che tra il 2021 e il 2022 si è registrato un aumento di interventi a seguito di chiamate per episodi di violenza, specie nel contesto familiare. “Uno strumento molto utile – ha spiegato Giovanni Signer – è l’ammonimento che permette di tutelare le donne in quanto il questore, anche in assenza di querela, può procedere, assunte le informazioni necessarie da parte degli organi investigativi e sentite le persone informate dei fatti, all’ammonimento dell’autore del fatto”.  

Un passaggio importante è avvenuto a Bari nel 2021 con la sottoscrizione del protocollo di intesa in materia di atti persecutori e violenza domestica, tra Polizia e Centro Italiano per la Promozione della Mediazione. Il protocollo ha lo scopo di istituzionalizzare il percorso di “rieducazione” del destinatario dell’ammonimento, ossia di chi si rende responsabile di atti persecutori. Sono stati 75 i casi di maltrattanti seguiti nel 2022: la metà di questi sono stati inseriti in programmi di prevenzione organizzati dai servizi socio-assistenziali del territorio e si è verificata una sola recidiva. 

“Abbiamo notato – ha proseguito il questore – che anche le donne straniere iniziano a chiedere aiuto nonostante i retaggi culturali e la dipendenza economica assoluta: grazie al lavoro delle associazioni è aumentato il numero di donne straniere che si rivolge alle forze dell’ordine”.   

L’aumento delle violenze, ma nello stesso tempo, delle richieste di aiuto trova conferma anche nelle attività dei CAV, centri antiviolenza del Comune di Bari, a cui si sono rivolte nel 2022 circa 1180 donne.  “Sono tante le donne che chiedono aiuto ai nostri centri antiviolenza- ha detto l’assessora al Welfare del Comune, Francesca Bottalico durante il suo intervento – sono 10 gli sportelli diffusi in tutta la città, di cui 4 all’interno della Università. La violenza purtroppo è trasversale e può riguardare ognuno di noi – ha aggiunto – nessuno da solo la può combattere, è una presa di responsabilità da parte della intera comunità. Ma la violenza si può interrompere, è necessario leggere i campanelli di allarme e orientare le donne. Perciò è importante che consociamo le modalità e le procedure per segnalare”.  

Futuri protocolli operativi per mettere in rete informazioni e dati possono essere una delle azioni concrete da attuare per il direttore amministrativo della ASL, Luigi Fruscio. “Il servizio sanitario pubblico ha il dovere di prendersi in carico tutte le persone che sono vittime di violenza – ha spiegato – noi stiamo puntando sulla formazione per poter intercettare e riconoscere i casi di violenza non solo nei pronto soccorso, ma anche in tutte le altre strutture ospedaliere e territoriali della ASL. Sarebbe auspicabile uno scambio di informazioni e dati più celere per poter prevenire in modo efficace gli episodi di violenza”.  

Al centro del dibattito anche la normativa vigente sul tema, nell’intervento dell’avvocato Patrizia Pusateri della struttura burocratico legale aziendale e la medicina di genere curata dalla dott.ssa Crescenza Abbinante del Dipartimento Sicurezza e Qualità.