La signora S.B., 73enne che vive a Taranto, è stata ricoverata per due settimane all’ospedale Moscati, nell’unità operativa di Malattie infettive e tropicali diretta dal dott. Giovanni Buccoliero. Dopo la sua esperienza, iniziata con un accesso al pronto soccorso del SS. Annunziata a causa di una febbre alta che non diminuiva nonostante le cure prescritte dal medico di base, ha voluto inviare ad Asl Taranto una lettera di ringraziamento per l’umanità e la professionalità che ha trovato, chiedendo di condividere le sue parole anche all’esterno. Riportiamo qui di seguito quello che lei stessa ha intitolato “Tra le corsie degli ospedali tarantini”.
“La volontà di scrivere queste parole nasce da una recente esperienza che mi ha condotto tra i letti del Reparto Malattie Infettive e Tropicali a causa di una febbre importante e persistente.
La parola ospedale suona sempre, o quasi sempre, come una nota stonata nell’immaginario collettivo, una nota che preferiremmo non ascoltare e quindi tenere ben lontana da noi, come di consuetudine. Un tale rifiuto nasce spesso dalla paura, dal pregiudizio e dall’ignoranza che ci porta a commettere errori. Se alludiamo alla realtà ospedaliera meridionale e per di più tarantina, il pregiudizio generalmente diventa alle volte quasi senza tregua.
Nella vita può capitare di entrare a contatto con l’universo ospedaliero per svariati motivi; circostanze che ci costringono ad avvicinarci a quel luogo evitato con tutte le nostre forze per il timore che, da lì in poi, inizi un calvario pronto a sradicarci dalle nostre abitudini e certezze.
La mia personale esperienza, conclusasi solo pochi giorni addietro, mi ha portato ad oltrepassare le porte del pronto soccorso dell’Ospedale S.S Annunziata e subito dopo quelle del Reparto Malattie Infettive e tropicali dell’Ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto.
Ho avuto così modo di entrate in contatto diretto con un personale ospedaliero sorprendente: “persone” sempre attive, instancabilmente premurose nei confronti delle più svariate esigenze. In ognuna di esse, indipendentemente dalla mansione svolta all’interno del reparto, ho toccato con mano grande professionalità, senso di dedizione e umanità. Una così rara ed evidente gentilezza oltre che competenza, non ha potuto che ammortizzare, sin da subito, un momento di grande incertezza, disorientamento abbattendo la paura e il pregiudizio. A tutti loro va il mio più sincero ringraziamento e la mia riconoscenza per il modo attraverso cui viene portato avanti un lavoro complesso, dove tante e troppe cose sono spesso date per scontate. Grazie a tutti gli operatori del reparto.”