dott. Giuseppe Pizzuto, Urologo.
Capita sempre più spesso che i pazienti siano alla ricerca di un prodotto “naturale” che possa alleviare sintomi di patologie spesso debilitanti. Se in molti casi la terapia corretta comprende l’utilizzo dei farmaci “classici”, ci sono alcune patologie urologiche che possono giovarsi di sostanze estratte da foglie, radici, frutta e pollini.
Deve risultar chiaro, però, che l’assunzione di questi prodotti in maniera autonoma può portare a ritardare la terapia opportuna. La valutazione specialistica è quindi fondamentale per non posticipare inutilmente la terapia farmacologica o chirurgica necessaria. Giorno dopo giorno assistiamo all’incremento di pazienti che lamentano problemi minzionali, con vivo dolore durante la fase di svuotamento della vescica o dolore perineale. Tali sintomi sono spesso causati da prostatiti croniche infiammatorie o ipertrofia prostatica, patologie fortemente legate all’aumentata età media della popolazione. La terapia classica per queste patologie prevede l’utilizzo di antinfiammatori, alfalitici e inibitori della trasformazione del testosterone nella sua forma attiva. Questi farmaci possono determinare problemi gastrointestinali, ridurre la pressione sanguigna o alterare il benessere sessuale, con calo del desiderio e eiaculazione retrograda (mancata fuoriuscita di sperma con l’orgasmo).
Le alternative naturali per favorire il benessere prostatico non mancano: la comunità scientifica urologica europea suddivide sostanze con un utilizzo “ben stabilito” e certificato, cioè la Serenoa Repens (derivante da una palma nana) estratta con un solvente esanico, da altre sostanze più “tradizionali” come la Serenoa Repens ad estratto non esanico, preparati a base di semi di zucca (cucurbita pepo L.), estratti di corteccia di Prunus Africana (una pianta presente in centro e sud africa), estratti di ortica (Urtica dioica L., Urtica urens L.), o estratti di Epilobio (una pianta presente nel nord europa) estratti di polline o estratti di olio di palma.
E per le donne? Il dolore pelvico cronico colpisce prevalentemente le donne ed è causato da un’ aumentata stimolazione dei nervi posti in prossimità degli organi pelvici, oltre che dall’attivazione alterata del sistema immunitario. L’utilizzo di palmitoylethanolamide, un composto derivante dall’olio di palma può determinare il miglioramento dei sintomi. Anche la cistite, cioè l’infiammazione della vescica, è una patologia a prevalenza femminile. Nel caso di cistiti batteriche ricorrenti è possibile utilizzare estratti del mirtillo rosso americano o Cranberry, una pianta originaria del Nord America. Si pensa che le sue attività benefiche dipendano dall’alto contenuto di catechine, glicosidi flavonoici e fenoli che legandosi alle fimbrie batteriche (i tentacoli dei batteri) ne impediscono l’attecchimento a livello della parete vescicale. In alcuni studi l’assunzione del Cranberry ha permesso anche la riduzione della candida a livello urinario. Parlando invece di calcolosi urinaria è ormai storico l’utilizzo dell’erba spaccapietre. Con il classico termine termine “spaccapietra” si indicano numerose specie vegetali, le più utilizzate (e anche le più studiate) sono l’Erba Ruggine (o Cedracca) e il Fillanto (Phyllanthus Niruri). L’erba Ruggine è una piccola felce che nasce tra le rocce dei muri a secco (veniva utilizzata soprattutto in Toscana). Il Fillanto invece è una pianta Sudamericana utilizzata nella medicina tradizionale ayurvedica. Queste piante ridurrebbero la cristallizzazione dei calcoli e aumenterebbero l’escrezione urinaria di magnesio e potassio, sostanze che si oppongono alla formazione dei calcoli urinari.
Circa il 15% delle coppie italiane presenta problemi di infertilità. La qualità dello sperma (cioè il numero, la motilità e le forme tipiche degli spermatozoi) migliora assumendo una dieta ricca di frutta e verdura. Il merito è dovuto alla presenza di antiossidanti vegetali. I cibi più ricchi di antiossidanti comprendono il succo d’uva, i mirtilli, il cavolo verde, gli spinaci, la barbabietola e le more. Anche gli agrumi, ricchi di vitamina C favoriscono il benessere degli spermatozoi. Gli integratori attualmente in vendita oltre a contenere vitamine (come vitamina C, B12) presentano anche il coenzima Q10 che sembra favorire soprattutto la motilità degli spermatozoi. Di coenzima Q10 ne sono ricchi i pesci grassi (salmone e tonno), i cereali integrali, le carni d’organo (fegato) ed il pesce azzurro. Infine molteplici studi hanno dimostrato che l’assunzione di Taurina tende a migliorare la funzionalità sessuale in pazienti che soffrono di disfunzione erettile. Tra i cibi ricchi di taurina annoveriamo i crostacei (ostriche, cozze e vongole), carne e prodotti caseari ed una particolare alga (alga nori).
Non ci sono prove scientifiche, invece, a supporto dello storico utilizzo del Ginseng (una radice utilizzata nella medicina cinese) per il calo del desiderio sessuale. Concludendo, una dieta equilibrata e l’assunzione di rimedi naturali, se sotto la supervisione dello specialista, può favorire il benessere e la qualità di vita del paziente.
Chi è Giuseppe Pizzuto
Dirigente Medico di Primo Livello presso l’ospedale della Murgia “F. Perinei” ASL Bari. Già Dirigente Medico presso l’ospedale “Di Summa-Perrino” di Brindisi. Laureato presso l’Università degli studi di Bari col massimo dei voti. Ha conseguito il diploma specialistico in Urologia e Andrologia presso l’Università degli studi di Torino presidio Molinette con il massimo dei voti. Attivo in ricerca scientifica in campo andrologico e oncologico con studi pubblicati su riviste nazionali e internazionali. Pregresse esperienze formative e lavorative in ambito Medico e Urologico presso: Ospedale Reina Sofia in Cordoba (Spagna), Hospital Universitario da Universidade Federal do Piaui (Teresina, Brasile) Noth Kinangop Catholic Hospital (Noth Kinangop, Kenya) Ospedale San Lazzaro, Alba (Cuneo). Si occupa di Patologia benigna e maligna in campo Urologico e Andrologico con approccio clinico e chirurgico endoscopico, laparoscopico e open.
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