Nei giorni scorsi all’ospedale Perrino di Brindisi prima somministrazione del farmaco anti Covid Evusheld per un paziente immunocompromesso in cura nell’unità operativa di Ematologia, diretta da Domenico Pastore (nel riquadro dell’immagine in evidenza), col supporto del direttore del reparto di Malattie infettive, Salvatore Minniti.
Evusheld è un farmaco preventivo che non si sostituisce al vaccino: è basato sulla combinazione di due anticorpi monoclonali che si legano alla proteina spike del Sars-CoV-2 per impedire al virus di penetrare nelle cellule, cominciare a replicarsi e quindi innescare l’infezione.
“L’Aifa a fine febbraio – spiega Minniti – ha autorizzato la diffusione del farmaco per alcune categorie di soggetti fragili di età pari o superiore ai 12 anni, con un peso di almeno 40 chilogrammi e con controllo sierologico negativo. Da uno studio condotto su oltre 5000 persone è emerso che Evusheld ha ridotto del 77% il rischio di Covid con una durata stimata della protezione dal virus pari ad almeno sei mesi. Dobbiamo aggiungere, però, che questi dati sono stati raccolti prima dell’emergere della variante Omicron che è attualmente alla base della diffusione dell’infezione in tutto il mondo”.
“L’obiettivo della somministrazione – prosegue Minniti – è quello di proteggere i soggetti molto fragili, come i pazienti ematologici o, per quanto riguarda le Malattie infettive, quelli con infezione da Hiv, con un quadro immunitario talmente compromesso da essere catalogato come già in Aids. Capita che questi soggetti non si siano potuti vaccinare o, in alternativa, che la vaccinazione non abbia prodotto una sufficiente risposta anticorpale. Si è pensato, quindi, all’uso di questo farmaco che troviamo estremamente utile poiché mirato a proteggere quella fascia di popolazione più esposta al rischio di evoluzioni peggiorative dell’infezione da Sars-Cov2. Il nostro intento è quello di limitare i ricoveri ospedalieri e per riuscirci dobbiamo agire preventivamente sulle persone che sono più a rischio”. Il primo paziente a cui è stato somministrato il mix di monoclonali soffre di una patologia ematologica, che potrebbe avere grandi benefici dall’uso di Evusheld.
“Ci aspettiamo ottime performance da questo farmaco. Uno dei problemi del Covid – afferma Pastore – è la gravità dell’infezione nei pazienti immunocompromessi, con scarse difese immunitarie. In questa fascia rientrano i pazienti ematologici con un basso livello di globuli bianchi e linfociti, che svolgono terapie immunosoppressive, che hanno subìto un trapianto di midollo osseo, che sono affetti da linfomi o mielomi. In questi pazienti, Evusheld può impedire lo sviluppo dell’infezione: il farmaco ha aiutato soggetti che pur vaccinati non hanno sviluppato una risposta immunitaria adeguata e quindi non hanno gli anticorpi necessari a proteggere l’organismo dall’infezione. La condizione necessaria e sufficiente per l’utilizzo di questo farmaco, quindi, è la sieronegatività, cioè la mancanza di anticorpi anti-Covid. In questi pazienti l’azione di Evusheld può portare grandi vantaggi”.