di dott. Giuseppe Pizzuto, Urologo
L‘Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) colpisce uomini di età superiore ai 30 – 40 anni. Sino a coinvolgere il 50 % di uomini con un età maggiore dei 60 anni. E’ causata da un progressivo ingrossamento della ghiandola prostatica che ostruisce in maniera sempre maggiore il flusso di urina. I pazienti riferiscono flusso urinario debole, gocciolamento al termine della minzione, sensazione di pesantezza vescicale, necessità di contrarre i muscoli addominali per aumentare il flusso urinario. Questi sintomi vengono considerati “ostruttivi”.
La difficoltà ad urinare è più evidente con la minzione del primo mattino (quando la vescica tende ad essere più distesa). Col progredire della patologia compaiono sintomi “irritativi”, il paziente verrà dunque svegliato dallo stimolo minzionale durante la notte, avrà la necessità di “correre” in bagno o avrà una elevata frequenza minzionale. La necessità di urinare spesso durante il giorno e la notte riduce fortemente la qualità di vita del paziente con importanti ripercussioni anche sulla vita sociale e di relazione.
I pazienti riferiscono difficoltà a condurre una vita “normale” con la necessità, anche nelle occasioni pubbliche, ad avere un bagno a “portata di mano”. Oltre al profondo discomfort dato dai sintomi, man mano più gravi, l’impossibilità a svuotare la vescica completamente porta all’insorgenza di infezioni urinarie sempre più difficili da trattare. L’aumento della quantità di urina che si accumula in vescica e che non può essere espulsa porta alla così detta idronefrosi (reni “gonfi”) che nei casi più gravi determina l’insufficienza renale.
Negli stadi finali della patologia si assiste alla comparsa di diverticoli vescicali e calcoli vescicali, in alcuni casi è presente ematuria (sangue nelle urine). Infine si renderà necessario il posizionamento del catetere vescicale per permettere il drenaggio meccanico della vescica.
L’Urologo tramite la visita specialistica, la valutazione del PSA (proteina prodotta dalla prostata) e con l’ausilio dell’ecografia reno-vescicale può valutare il “benessere” prostatico e vescicale. La valutazione del “grado” di ostacolo al deflusso delle urine può avvalersi dell’esame della uroflussometria e nei casi dubbi anche dell’esame urodinamico.
La terapia iniziale prevede l’utilizzo di farmaci orali, abbastanza tollerati dai pazienti ma che possono determinare eiaculazione retrograda (mancata fuoriuscita di sperma durante l’orgasmo), bassa pressione arteriosa, calo della libido e ginecomastia. L’assunzione di integratori può determinare il miglioramento dei sintomi irritativi. I più utilizzati sono a base di di Serenoa Repens, Cucurbita pepo, Prunus africana, Urtica dioica, Epilobium angustifolium. In caso di fallimento della terapia farmacologica, di intolleranza agli effetti collaterali o di progressione della malattia è indicato l’intervento chirurgico. L’adenomectomia (rimozione dell’adenoma prostatico) permette lo “svuotamento” della parte centrale della prostata eliminando quindi l’ostacolo al deflusso di urina. Attualmente l’intervento a “cielo aperto” è riservato per prostate molto voluminose. Nella maggior parte dei casi si utilizzano tecniche endoscopiche cioè, senza cicatrici visibili. Le tecniche più innovative prevedono l’utilizzo di corrente bipolare, laser o energia al plasma.
La Prevenzione Urologica permette di trattare l’ipertrofia prostatica benigna prima che possa danneggiare la qualità di vita del paziente e nei casi più gravi determinare danni renali e vescicali irreparabili.
Precisazione: nei pazienti di età inferiore ai 30 anni gli stessi sintomi ostruttivi e irritativi possono essere dovuti alla “sclerosi del collo vescicale”.
Chi è Giuseppe Pizzuto
Dirigente Medico di Primo Livello presso l’ospedale della Murgia “F. Perinei” ASL Bari. Già Dirigente Medico presso l’ospedale “Di Summa-Perrino” di Brindisi. Laureato presso l’Università degli studi di Bari col massimo dei voti. Ha conseguito il diploma specialistico in Urologia e Andrologia presso l’Università degli studi di Torino presidio Molinette con il massimo dei voti. Attivo in ricerca scientifica in campo andrologico e oncologico con studi pubblicati su riviste nazionali e internazionali. Pregresse esperienze formative e lavorative in ambito Medico e Urologico presso: Ospedale Reina Sofia in Cordoba (Spagna), Hospital Universitario da Universidade Federal do Piaui (Teresina, Brasile) Noth Kinangop Catholic Hospital (Noth Kinangop, Kenya) Ospedale San Lazzaro, Alba (Cuneo). Si occupa di Patologia benigna e maligna in campo Urologico e Andrologico con approccio clinico e chirurgico endoscopico, laparoscopico e open. Per saperne di più: https://www.urologo.online