Sul portale internet https://safetymedsim.eu del progetto europeo ‘Simulation Approach For Education and Training in Emergency’ (SAFETY), volto a valutare il divario tra le conoscenze teoriche e pratiche nel settore della medicina d’urgenza e della simulazione, è stato pubblicato un interessante articolo intitolato ‘Microbiota polmonare: una nuova via da seguire per i trattamenti futuri?’. L’approfondimento scientifico è firmato da Antonella Cotoia, Giuseppe Ferrara, Lucia Mirabella, Gilda Cinnella professori del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Foggia, struttura organizzativa di ricerca che coordina SAFETY. Ve lo proponiamo integralmente
<Il microbiota umano è costituito principalmente da batteri ma comprende anche virus, muffe, lieviti e protozoi che colonizzano la pelle e le mucose delle cavità esposte all’esterno, come il tratto gastrointestinale, respiratorio e genito-urinario. In questi ambienti, il microbiota stabilisce una relazione simbiotica con l’ospite, fornendo una modulazione precoce dello sviluppo fisiologico dell’ospite, delle funzioni nutrizionali, immunitarie e di resistenza ai patogeni in tutte le fasi della vita. [1,2] Pertanto la disbiosi nel microbiota è stata associata a malattie come malattie infiammatorie intestinali, sclerosi multipla, diabete, allergie, asma, autismo e cancro [3, 4, 5, 6, 7].
Inizialmente i polmoni e le vie aeree sono stati omessi dagli organi da studiare perché era diffusa la convinzione che i polmoni sani fossero sterili, ma dati recenti hanno cambiato la teoria sterile dei polmoni: il tratto respiratorio contiene comunità microbiche dalle fosse nasali agli alveoli polmonari, con le più alte concentrazioni riscontrate nelle vie aeree superiori. [8] [9] Questo microbiota autoctono contribuisce alla difesa contro la colonizzazione e l’infezione da parte di agenti patogeni della mucosa respiratoria, prevenendone così la diffusione nel tratto. Quindi, in condizioni sane, il microbiota polmonare è costituito da una comunità transitoria di microrganismi, principalmente dal rinofaringe e dall’orofaringe, che si depositano nei polmoni stabilendo un’apparente omeostasi con l’ospite.[10]
Non è chiaro se i microrganismi presenti nei polmoni siano unici, ma la maggior parte dei dati suggerisce una sostanziale diversità negli individui sani. [11, 12, 13, 14]
Dati recenti hanno anche dimostrato che la presenza di un microbo specifico (es. Treponema Whipplei) nei polmoni di soggetti sani non è stata trovata nei campioni delle vie aeree superiori e l’evidenza che la colonizzazione delle vie aeree inferiori con questo microbo è stata potenziata in stato di immunodeficienza. [15] Questi risultati suggeriscono che i taxa unici potrebbero trovare una nicchia speciale nell’ambiente polmonare ed esercitare un ruolo immunomodulatore. [16]
Anche se il ruolo del microbiota intestinale nel plasmare il sistema immunitario della mucosa è chiaramente compreso, non è chiaro se le associazioni osservate con il microbiota polmonare e il sistema immunitario siano causali o meno. [17, 18]
In caso contrario, esiste una relazione tra microbiota intestinale e polmonare nota come “asse intestino-polmone” e agendo su questa connessione sono allo studio trattamenti farmacologici con probiotici per verificare se i modificatori del microbiota intestinale possono influenzare anche il microbiota polmonare e le patologie polmonari, soprattutto nelle colline critiche. [19,20, 21]
Su questa base, il nostro gruppo di ricerca presso l’Università di Foggia (Italia) mira a studiare gli effetti del trattamento nutrizionale in pazienti traumatici con lesioni cerebrali nell’Unità di Terapia Intensiva sul microbiota polmonare per cercare di capire meglio come questo nuovo trattamento possa influenzare l’esito in questi pazienti specifici.>
Autori: Antonella Cotoia, Giuseppe Ferrara, Lucia Mirabella, Gilda Cinnella – Università di Foggia (Italia)
Riferimenti:
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Schema del progetto SAFETY
Simulation Approach For Education and Training in Emergency (SAFETY) è un progetto europeo Erasmus+ (Azione chiave 2) della durata di tre anni volto a valutare il divario tra le conoscenze teoriche e pratiche nel settore della medicina d’urgenza e della simulazione. Il progetto SAFETY è coordinato dal Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Foggia (Italia).
L’obiettivo del progetto è quello di cooperare nello scambio di conoscenze e buone pratiche per realizzare un percorso di studi nei campi della medicina d’urgenza e della terapia intensiva.
Il progetto SAFETY mira a rinnovare l’offerta formativa esistente e a colmare le lacune formative, rendendo i professionisti più sicuri e pronti ad operare in condizioni di reale emergenza o collaborare con aziende coinvolte nello sviluppo di strumenti di simulazione medica.