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Ecco perché l’intestino ossidato produce obesità e diabete: importante scoperta dei ricercatori UniBa sulla rivista iScience

Nuova scoperta pubblicata oggi dalla rivista iScience della Cell press da parte del gruppo guidato dal prof. Antonio Moschetta, ordinario di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e dirigente medico del Policlinico di Bari, in collaborazione con i ricercatori delle università di Milano, Roma, Londra, Lille e Tokyo.

Nell’ambito degli studi su infiammazione intestinale e cancro, da anni al centro delle attività del gruppo, è stato dimostrato che il danno ossidativo della mucosa intestinale, dovuto ad una riduzione dell’enzima SOD2 (superossido dismutasi) mitocondriale, determina un aumento dei radicali liberi e una iper produzione di acido arachidonico. Si tratta di un acido grasso che, una volta in circolo, stimola il pancreas alla produzione di insulina.

Nei soggetti con intestino “ossidato”, a parità di zuccheri assunti, si osserva pertanto una maggiore produzione di insulina rispetto ai soggetti sani. Tale iperinsulinemia determina una maggiore produzione di grasso a partire dal glucosio, meccanismo che conduce all’obesità e al diabete.

La scoperta getta luce su un nuovo ruolo degli omega sei presenti nelle noci e frutta secca, precursori dell’acido arachidonico, per anni considerati come degli alleati nella lotta all’obesità e all’insulino resistenza, e che invece, in quei soggetti in cui SOD2 è ridotto e le cellule intestinali “ossidate”, rappresenterebbero un uno stimolo per l’iper produzione di insulina ed un circolo vizioso per obesità e diabete.

Ancora una volta, quindi, si dimostra l’importanza di nutrizione e terapia personalizzata, basata sulle caratteristiche cliniche e metaboliche di ciascun paziente, e dello studio di quanto ognuno di noi può rispondervi diversamente in base allo stato ossidativo del proprio intestino.