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Intervista al dott. Marco Scioscia, ginecologo, su ‘L’endometriosi, malattia invalidante e causa di infertilità’

Prosegue il nostro viaggio per approfondire i grandi temi che ruotano attorno alla salute. Nei giorni scorsi abbiamo raggiunto al Mater Dei Hospital di Bari il dott. Marco Scioscia, chirurgo ginecologo esperto nella diagnosi, nel trattamento e nella cura dell’endometriosi e con lui abbiamo fatto un approfondimento su questa patologia che colpisce un elevato numero di donne in Italia.          

Dott. Scioscia, tra le patologie di genere l’endometriosi quante donne in età riproduttiva colpisce?

L’endometriosi è una patologia che colpisce ben 3 milioni di donne solo in Italia, praticamente più di una donna su dieci. È così diffusa anche perchè spesso non viene correttamente e tempestivamente diagnosticata.

Cos’è e a quale età si manifesta?

L’endometriosi è causata da cellule interne all’utero (endometrio) che si impiantano al di fuori di esso su organi come ovaie, tube, legamenti di sostegno dell’utero e altri organi addomino-pelvici quali retto, intestino, ureteri e vescica. Determina un’importante sindrome aderenziale pelvica che distorce la normale anatomia pelvica e contribuisce a causare sia stati dolorifici e sia infertilità. Infatti, quando non riconosciuta e non curata può ridurre in maniera significativa la qualità di vita delle donne ed è causa di infertilità nel 40% dei casi. È una malattia cronica che si manifesta già tra i 18 e i 25 anni ma purtroppo la diagnosi, come dicevo, spesso giunge con molti anni di ritardo. Anche più di 7, secondo i più recenti studi.

foto Wikipedia

A quali sintomi si deve prestare immediata attenzione?

Spesso si manifesta con dolori mestruali intensi, dolori durante i rapporti sessuali e, in casi avanzati, dolori alla minzione o alla defecazione. Meno frequentemente è scarsamente sintomatica e viene riscontrata in corso di accertamenti per infertilità.

È possibile prevenire e garantire sia una qualità di vita migliore che un minor rischio di infertilità?

Purtroppo, ad oggi, non c’è evidenza di un opportuno modo di prevenirla ma certamente la diagnosi precoce può permettere di istaurare una terapia medica che ne rallenta la progressione. La diagnosi spesso è sfuggente per i non esperti, soprattutto in casi di endometriosi profondamente infiltrante. La visita pelvica e una ecografia pelvica di II livello (ossia fatta con un esperto) rappresentano il cardine della diagnosi. A volte, in casi specifici, può esser necessario effettuare una risonanza magnetica o una TAC con radiologi esperti in questa patologia. La terapia ormonale (pillola) è il cardine di questa patologia e la chirurgia rappresenta il momento, purtroppo necessario, in casi di endometriosi già avanzata. Una delle indicazioni alla chirurgia è inoltre in quei casi di endometriosi in cui il dolore persiste nonostante la terapia medica. La chirurgia, necessariamente laparoscopica e opportunamente condotta, consente di ridurre i sintomi, ristabilire il corretto rapporto tra gli organi pelvici e possibilmente ripristinare un significativo grado di fertilità.

Oggi questa patologia invalidante è riconosciuta tra i LEA, a che punto sono le cure?

Con i nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) attivati nel 2017, l’endometriosi è stata riconosciuta come patologia cronica e invalidante negli stadi più avanzati (“moderato o III grado” e “grave o IV grado”). A queste pazienti è riconosciuto il diritto ad usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo. L’esenzione è soggetta ad una opportuna verifica da parte degli uffici preposti della ASL. La cura della patologia, soprattutto negli stadi avanzati, deve essere affidata ad esperti in quanto la malattia si manifesta in maniera non univoca. Possiamo dire che ogni paziente ha una situazione personale di malattia, pertanto, il trattamento deve essere in un certo senso personalizzato e temporizzato rispetto alle manifestazioni della patologia, alla risposta alla terapia, alle necessità della paziente/coppia (desiderio di gravidanza) e compromissione di organi interni (intestino, uretere e vescica). La ricerca va avanti e molti sono gli sforzi che mirano alla ottimizzazione della diagnosi e cura, ma la strada da percorrere è ancora lunga.

CHI È MARCO SCIOSCIA

Responsabile della Chirurgia Ginecologica del Mater Dei Hospital di Bari. Ha lavorato per dieci anni presso l’ospedale Sacro Cuore di Negrar (VR), centro internazionale per l’endometriosi, occupandosi di chirurgia ginecologica avanzata ed ecografia ginecologica di II livello. Ha lavorato per due anni in Inghilterra. Ha conseguito la specializzazione a Bari e il dottorato di ricerca presso l’Università di Tor Vergata di Roma. Attivo in ricerca scientifica con oltre 200 pubblicazioni scientifiche e 5 premi internazionali, ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale per Professore Ordinario. La sua casistica chirurgica conta oltre 2500 interventi di cui il la maggior parte in chirurgia laparoscopica mini-invasiva.